Corre veloce la decisione sul patentino per 26 razze canine, ma le associazioni lamentano la discriminazione contro i canili.
La Regione Lombardia ha avanzato la nota proposta di legge, con l’obiettivo di estenderla a tutto il territorio nazionale. Secondo quanto previsto, per adottare una tra le razze che rientrano nella lista sarà necessario svolgere un corso per ottenere un vero e proprio patentino. Un’iniziativa che, tutto sommato, ha un suo senso: preparare adeguatamente i padroni a conoscere e gestire i vari caratteri dell’animale. Tutto regolare, se non fosse che in questi giorni è scoppiata una bufera sul metodo con cui questa legge verrebbe applicata.
Le associazioni denunciano il fatto che questo corso sia rivolto solamente a chi decide di adottare un cane in canile, e non a chi lo acquista da un allevatore con affisso ENCI. Questi ultimi, di fatto, non avranno alcun obbligo, rientrando nella cosiddetta ‘save list’.
Oltre alle associazioni, anche i veterinari si sono detti contrari a questa esclusione, questa volta per motivi medici presentati e – a loro dire – non presi in considerazione nell’emendamento.
Nel cuore del provvedimento c’è una lista. 26 razze canine considerate potenzialmente pericolose, tra cui compaiono nomi noti come Dogo Argentino, Rottweiler, Cane Corso, Akita Inu, Tosa Inu e Fila Brasileiro.
Ma non si tratta solo di una scelta discutibile: per molti è un vero paradosso. La proposta di legge lombarda che esonera dall’obbligo del patentino chi compra da allevatori ENCI ha sollevato un coro unanime di critiche, non solo per la disparità creata tra acquisto e adozione, ma anche per le gravi lacune scientifiche del testo.
“La FNOVI lamenta in primo luogo la mancanza di un coinvolgimento effettivo e scientificamente fondato dei Medici Veterinari Esperti in Comportamento Animale”, si legge nel comunicato ufficiale. Questi professionisti, fondamentali nella gestione dell’aggressività canina, sono stati di fatto ignorati. La lista delle razze ‘potenzialmente pericolose’ viene giudicata arbitraria e priva di basi cliniche: l’aggressività, ricordano, non dipende solo dalla genetica, ma anche da ambiente, relazioni e contesto.
Le critiche toccano anche il test CAE1, considerato inadeguato e non validato, e l’obbligo del collare a scorrimento, vietato a livello europeo. Ma il punto più grave, secondo le associazioni, è il possibile effetto collaterale: il rischio concreto che le adozioni crollino, i canili si riempiano e cresca il numero di abbandoni. “Se non si consegue il patentino sono previste multe salate e persino il sequestro del cane”, avvertono.
Una legge nata per tutelare la sicurezza potrebbe finire per colpire proprio chi cerca di dare una seconda possibilità. E il malcontento, fuori dai palazzi, è già diventato movimento: l’hashtag #noplp4 sta rimbalzando ovunque.
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