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Nuovo coronavirus: cosa c’è da sapere.

Come medico veterinario che si occupa principalmente di cani e gatti, ho sentito la necessità di farvi conoscere la mia opinione, frutto di studio e approfondimento in questi giorni su quanto sta accadendo in Italia e nel mondo.

Buona parte di queste informazioni derivano dai nostri canali di informazione routinaria, quali ordini dei medici veterinari, università, articoli scientifici e organizzazione mondiale della sanità.

Cosa sono i Coronavirus?

I coronavirus sono una grande famiglia di virus che causano malattie respiratorie da un comune raffreddore a forme ben più gravi come la mers e la sars. Dal 2019 si è presentato un nuovo coronavirus, identificato come covid-19.

I coronavirus sono zoonotici, significa che sono trasmessi dall’animale all’uomo, tant’è che è stata dimostrata la trasmissione dallo zibetto all’uomo nel caso della sars nel 2003 e dai dromedari all’uomo nel caso della mers nel 2012.

Nel caso di questo virus la sua origine rimane al momento sconosciuta, sta di certo che a causa di una mutazione c’è stato il passaggio dall’animale all’uomo. Questo perché i coronavirus sono virus a rna  con una forte propensione a mutare ed adattarsi.

Anche il cane ed il gatto hanno dei coronavirus che però non si trasmettono all’uomo e che rimangono specifici, ovvero rimangano contagiosi solo tra animali della stessa specie, da cane a cane e da gatto a gatto. allo stato attuale non esiste prova che dimostri il “salto” da una specie all’altra, tanto meno nell’uomo e viceversa.

Per cui non esiste nessun pericolo e si può stare del tutto tranquilli.

Il coronavirus che colpisce il cane provoca una forma simil influenzale di tipo respiratorio, con tosse, raffreddore e a volte febbre. rarissimi i casi di complicazione polmonare.

Nel gatto invece la situzione è un poco più complessa. Esistono due forme dello stesso virus, una è la mutazione dell’altra. Essenzialmente il coronavirus del gatto si manifesta con sintomi intestinali caratterizzati da diarrea a volte blanda e che si risolve spontanemente nel 70% dei casi. Altre volte da luogo a forme croniche, della durata di diverse settimane e in alcune situazioni senza mai risolversi del tutto definitivamente, non responsive ai trattamenti medici standard.

A volte la sintomatologia può ripresentarsi in periodi distanti nel tempo.

Però questo coronavirus intestinale, in alcuni soggetti muta in una forma più aggressiva e complessa con diffusione a tutti gli organi. Purtroppo questa mutazione del virus risulta fatale nel 100% dei soggetti. La diagnosi di questa condizione è oltremodo difficile da eseguire per tempo, e spesso viene fatta per un forte indice di sospetto più che per riuscire a identificare correttamente il virus come agente causale.

Ritornando al covid-19, che l’origine sia sicuramente animale lo si deve al fatto che il pipistrello è la specie serbatoio più probabile (alberga numerosi coronavirus fra cui quello da cui ha originato il virus della sars). Si pensa che  sia passato all’uomo già da un pò di tempo e si sia adattato (abbia imparato) proprio attraverso le mutazioni, ad essere trasmesso nel circuito interumano.

Il “salto” di specie permette ad un nuovo virus un indubbio vantaggio verso la popolazione suscettibile. L’uomo quindi rappresenta una formidabile occasione, perché è numerosa, con un alto livello sociale ed è sprovvisto di memoria immunologica per questo nuovo virus.

I coronavirus del raffreddore sono degli alfacoronavirus già presenti e noti essere causa del comune raffreddore e condividono ben poco del covid 2019 in termini di cross-protezione.

Mi spiego meglio, il fatto che un individuo possa aver incontrato precedentemente un alfacoronavirus ed abbia sviluppato, per immunità naturale una protezione anticorpale, non lo protegge dal nuovo coronavirus. quindi non è attesa in tempi brevi una riduzione della virulenza. Perciò solo quando l’immunità di popolazione avrà raggiunto un certo livello, allora il virus comincerà ad essere trasmesso con maggiore difficoltà e tenderanno ad aumentare le forme lievi, croniche o asintomatiche. al momento queste sono già presenti nella maggior parte degli infetti ma persiste un 15-20% di infetti che sviluppano forme gravi che richiedono l’ospedalizzazione.

Cosa si sa di questo virus?

è un virus molto contagioso. Si stima che una persona infetta possa infettare 4 persone durante il suo periodo di infettività. Si esprime con un simbolo, r0, ovvero il tasso netto di riproduzione dell’infezione.

Per farvi capire, il virus della sars aveva un r0 di 3 mentre la mers di 1.

Inoltre, grazie alla sua particolare conformazione, riesce ad avere maggior diffusione tissutale. Quindi il virus non è la peste nera ma non è neanche una banale influenza e vi spiego il perchè:

  • L’nfluenza stagionale ha una mortalità di circa lo 0,1%, non banale, ma la popolazione è in gran parte immune (per pregresse infezioni, parzialmente cross-protettive verso le nuove varianti e per la vaccinazione). in un tale contesto il virus influenzale serpeggia fra la popolazione e colpisce una frazione minoritaria delle persone senza incidere in modo significativo sulla forza lavoro di un paese.
  • Il covid-19 è un virus nuovo. Non abbiamo memoria immunologica. In tali casi il virus, senza misure di controllo, avrebbe un andamento epidemico, arrivando ad interessare una larga fascia della popolazione recettiva (dove il denominatore è tutta la popolazione italiana) prima di cominciare a rallentare la progressione. Questo significa che, anche in assenza di forme gravi, una gran parte della popolazione in età lavorativa, sarebbe bloccata per settimane con immaginabili ripercussioni sull’economia nazionale. Quindi ben vengano le misure di restrizione attualmente in uso per arginare almeno i principali focolai epidemici.
  • Covid 2019 causa forme gravi che richiedono il ricovero nel 15% dei casi. Si tratta di polmoniti che vengono curate in terapia intensiva per diversi giorni con l’ausilio della respirazione assistita.

Colpisce maggiormente gli over 70, ma anche i quarantenni o i cinquantenni (una parte cospicua della forza lavoro) avrebbe necessità della stessa terapia. Provate a chiedervi quanti letti per terapia intensiva ci sono nelle province italiane e quanti di questi sono già giustamente occupati da pazienti che hanno subito operazioni chirurgiche, traumi, ustioni ecc. Da qui la necessità di applicare tutte le misure utili ad arginare l’espandersi dei focolai epidemici, anche se vengono percepite come eccessive.

Vi sarete accorti che quotidianamente in televisione e sui social media ci sono pareri a volte sostanzialmente diversi tra i vari virologi intervistati; questo perché in verità nessuno conosce come andrà a finire. Il principio di massima precauzione, se applicato bene, non sarà mai apprezzato abbastanza, se il problema sanitario poi non si verifica. Mentre una sottovalutazione del pericolo, in presenza di un’epidemia fuori controllo, farebbe scoppiare la rivoluzione.

Concludo nel ricordarvi che i nostri amati pelosi non rappresentano alcun pericolo nella diffusione di questo particolare nuovo virus.

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